
Sono un atleta.
Sono un atleta perché ho un corpo e perché voglio andare fino in fondo nella ricerca del mio potenziale nella corsa.
Questo ha a che fare con l’esplorazione dei miei limiti: correre è un modo per provare a spostarli oltre, tenendo sempre presenti le mie caratteristiche e il mio equilibrio, in tutto ciò che faccio. In questo mi aiuta il mio background da fisico: la fisica permea ogni aspetto della realtà in cui siamo immersi e mi ha permesso di sviluppare le mie capacità di osservazione e la mia sensibilità, anche in relazione allo sport.
Il mio stile di corsa è semplice, ma nello stesso tempo ambizioso. L’ho chiamato “Any Surface Available”, “ogni superficie disponibile”. Voglio correre forte su tutti i terreni perchè amo l’atletica a 360°, amo correre in ogni luogo e in ogni condizione. Non sono solo un atleta del trail e della corsa in montagna, anche se è lì che probabilmente ho ottenuto i miei migliori risultati a livello mondiale – come l’argento iridato in Patagonia nel 2019. Ho scelto di confrontarmi anche in pista e su strada, principalmente per due motivi: perchè mi interessa capire quali sono i miei limiti in quelle specialità e perchè le ritengo funzionali alla mia preparazione per il trail/mountain running. Per questo sono contento di aver scritto 29:47 sui 10 chilometri, 1h04:41 sulla mezza maratona e 2h16:18 sulla maratona.
Per ora sono questi i miei limiti: numeri che mi ricordano cosa mi serve per essere la miglior versione di me stesso.
Uno dei miei obiettivi legati alla corsa è lasciare un segno in questo sport, qualcosa che possa ispirare le persone e rendere migliore l’ambiente per chi verrà dopo di me, soprattutto i più giovani. Vorrei che sempre più ragazzi di talento potessero coltivare il sogno di diventare atleti professionisti, dando loro opportunità, conoscenze e visione.
Ho 29 anni e molte idee in testa, la maggior parte, forse, inespresse. Correre rimane un modo per esprimermi senza bisogno di tante altre parole.
Francesco Puppi